apicoltura in valle d'aosta

Il miele: l’amaro prezzo della dolcezza

In assenza dello zucchero, ricavato dalla canna da zucchero o da barbabietole da zucchero, il miele è un alimento che ha accompagnato l’uomo sin dalla preistoria. Le api, comparse circa 40 milioni di anni fa, furono gradualmente sfruttate, poi via via avvicinate e addomesticate dall’uomo per utilizzare quel prezioso nettare, utile non solo in cucina, ma anche a scopi curativi e cosmetici.

Da numerosi documenti si evince che, fino al XVIII, l’uso del miele fosse estremamente diffuso: questo alimento era, in effetti, l’unico dolcificante utilizzato nella cucina medievale e rinascimentale per la preparazione dei banchetti per il clero e la nobiltà ma rappresentava anche un ingrediente fondamentale da punto di vista farmaceutico, particolarmente apprezzato dagli apotecari nella preparazione di medicamenti vari.

In questo contesto si inserisce anche la Valle d’Aosta, dove, fino al 1800 l’apicoltura e la relativa raccolta di miele avvenivano spesso attraverso l’uso di tecniche di saccheggio e non di rado con l’apicidio. Ciò che avveniva in questa regione era norma diffusa in tutto il mondo e molti furono, pertanto, i personaggi di diversi paesi e regioni che si dedicarono allo studio di questa branca dell’agricoltura al fine di evitare l’uccisione delle api e praticare una raccolta del miele più rispettosa della natura e attenta al futuro. Per fortuna, ai giorni nostri, le api sono considerate un bene prezioso per la salvaguardia della biodiversità, tanto da aver spinto l’ONU ad istituire la giornata mondiale delle api, il 20 maggio di ogni anno, e ricordare quale ruolo fondamentale questi preziosi insetti svolgano nel mantenimento dell’equilibrio naturale del nostro pianeta.