APICOLTURA IN VALLE D'AOSTA

Apicoltura e cera: un rapporto antico

Come in molte altre regioni alpine, in Italia come nel resto d’Europa, l’apicoltura in valdostana affonda le sue radici nel lontano passato. A livello globale, le prime testimonianze di relazione tra uomo e api risalgono addirittura al mesolitico, ossia circa 9 mila anni fa: si tratta di raffigurazioni incise su roccia, all’interno di una grotta a Valencia, in Spagna. Furono però probabilmente gli Egiziani ad iniziare a proteggere le api costruendo arnie rudimentali, dato che il miele veniva consumato abitualmente e considerato un alimento divino. Con i Romani, l’apicoltura si diffuse in maniera più capillare. Il miele era l’unico dolcificante utilizzato in cucina e risultava, quindi, fondamentale. All’epoca, però, l’attività dell’apicoltore si riduceva più alla semplice estrazione del nettare che non ad una coscienziosa salvaguardia delle api.

Per quanto riguarda la Valle d’Aosta, la prima traccia scritta di questa pratica ci proviene da fonti storiche del XIII secolo, nelle quali si ritrovano citazioni che richiamano alla produzione della cera, materiale che all’epoca era indispensabile della gestione domestica.

La cera aveva infatti un’importanza strategica sia per il suo utilizzo durante le funzioni religiose, ma anche nella conduzione delle case nobiliari che illuminavano le fredde e buie notti per allungare un poco le giornate. La cera veniva acquistata direttamente sul posto e il suo commercio veniva registrato su taccuini di entrata e uscita, giunti fino a noi. È noto che numerosi preti possedevano e conducevano loro stessi alcuni bugni o alveari così poter disporre, non solo del miele, ma anche della preziosa cera.

Prodotta prevalentemente per l’illuminazione delle case, anche in Valle d’Aosta le candele venivano fabbricate utilizzando il sego ottenuto dalla macellazione dei suini.

Evidentemente il miele veniva raccolto ed utilizzato con regolarità e attenzione; di questo si ha evidenza nei conti redatti dai balivi e dai responsabili amministrativi dei castelli. È probabile che esistessero dei custodi a servizio delle casate nobiliari, i quali erano incaricati del controllo dei nidi d’ape nei boschi di pertinenza, al fine di evitare il furto di miele e della cera. La storia della cera ha molto da raccontare.